Les objets sont de Walserhaus, Bosco Gurin
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Als ich klein war, ging ich oft mit Onkel und Tante auf die Alp und half beim Buttern. Zuerst musste man die Milch in eine große, flache Schale leeren und 2-3 Tage in einem Raum neben dem Stall stehen lassen. Dabei kam der Rahm langsam an die Oberfläche. Dann durften die Kinder den Rahm am Rand mit dem Finger sammeln und ablecken. Mit dem abgebildeten breiten Löffel wurde dann der Rahm abgeschöpft. Erst jetzt konnte man mit dem eigentlichen Buttern beginnen: dazu musste man den Stab ganz regelmäßig und langsam hinauf- und hinabbewegen, denn sonst wurde Schlagrahm daraus. Nun konnte man die Butter herausnehmen, in eine Schale legen und mit kaltem Wasser waschen und drücken, damit die restliche Milch herauskam. Jeder drückte die Butter dann in seine dekorierte Form.
kleiner, flacher Holzlöffel, um den Rahm von der Milch abzuschöpfen
Lieu : Walserhaus, Bosco Gurin
à propos de nous: Margritli
Francesca
Giornata internazionale dei musei 2022
allemand
arts
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2022
Den Stein hat der Ennu, mein Großvater, gemacht. Wenn es im Winter sehr kalt war, wurde er auf der Glut gewärmt und danach mit einem Tuch umwickelt (damit man sich die Füße nicht verbrennt) ans Fußende des Bettes gelegt. Wir Schwestern lagen zu Dritt im Bett und es gab immer einen Kampf, um sich die Wärme des Steins zu sichern. Eines Tages fiel der Mutter der Stein aus der Hand und unserem kleinsten Bruder auf den Fuß. Es war Winter und Vater musste ihn Huckepack ins Tal bringen. Der Fuß war gebrochen und sie mussten im Tal bleiben. Die Mutter war so traurig darüber, dass sie den „bösen“ Stein in den hintersten Kasten versteckte. Dafür begann sie viele warme Wollsocken zu stricken und wir zogen an den kältesten Tagen auch drei Paar übereinander an. Als ich heute den Stein im Museum gesehen habe, fiel mir diese Geschichte wieder ein, die mir meine Großmutter erzählt hatte.
Bettwärmestein aus Speckstein
à propos de nous: Claudia
A Bosco Gurin è tradizione che San Nicolao arrivi il 5 di dicembre. Nessuno però l'ha mai visto. Ma non mancano mai i doni (mandarini, spagnolette e pan speziato in primis). Samangglöis dar Tschååtumå, così viene chiamato dai gurinesi, li consegna infatti di nascosto durante la sera del 5 dicembre. Al Museo Walserhaus si possono trovare due paia di Tschååta, come quelle indossate da San Nicolao per spostarsi da una casa all'altra. Che cosa sono? Sono dei peduli, scarpe di panno di lana con una suola composta da strati di tessuto (cuciti con la corda di canapa) che sono comode da indossare anche sulla neve secca. Ancora oggi ci sono persone che le confezionano e indossano. La tradizione dunque continua a vivere. Con questa storia Wiar wenscha-nech a hepschi Wianacht (Vi auguriamo un bel Natale).
Tschååta (peduli)
à propos de nous: Lisa, 23
Cristina, 51
Lisa e Cristina sono la custode e rispettivamente la curatrice del Museo Walserhaus di Bosco Gurin. Con loro hanno fatto la visita Nadia, responsabile TaM per il Locarnese e Julia, Guida TaM.
italien
des histoires de l’Avent
2021
à propos de nous: Ursula, Silke, Francesca
Una melodia volteggiava nel vento sfiorando i prati secchi e pettinandosi tra gli aghi dei larici ormai arancioni. Una timida ma curiosa creatura si sentì attirata da quel suono metallico, così si mise in cammino. Era sola da quasi due mesi, la zampa ferita le doleva e il suo maglione naturale diventava sempre più ingombrante. Pensava che si fossero tutti dimenticati di lei. Si sbagliava! Uno strano giovanotto spettinato e con i piedi rivolti all'indietro la stava cercando. Aveva cominciato le ricerche una settimana prima e ora si stava riposando mentre pizzicava il suo scacciapensieri. Lo suonava egregiamente, anche la pecora sperduta sapeva apprezzarlo, stranamente aveva orecchio per la musica e non volendosi perdere il concerto si mise addirittura a correre. Quando finalmente si scorsero, entrambi i loro cuori si colmarono di gioia. La bestiola belò forte per complimentarsi. Il Weltu si caricò la pecorella sulle spalle e trotterellando giù per la montagna la riportò al propr
à propos de nous: Lisa 23
histoire
Tanti, tanti anni fa, nel mio villaggio non c’era la scuola e solo una persona sapeva leggere e scrivere. Possedeva un portapenne tramandato di generazione in generazione. Di solito era il figlio dello scrivano a imparare l’alfabeto e ad assumere poi l’importante ruolo del padre. Ma succedeva anche che un bambino di un’altra famiglia, affascinato dall’oggetto e dall’attività dello scrivano, desiderasse ardentemente imparare quell’arte che era considerata un privilegio. Oggi non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati di poter andare a scuola e imparare così tante cose interessanti. E non siamo grati di godere di questo privilegio, ancora oggi negato a tanti e tanti bambini nel mondo!
Tintenfass mit Federhalter
à propos de nous: Mario
Giornata mondiale del racconto, 20 marzo
C’era una volta un omino della fontana, grande osservatore dello spettacolo quotidiano della vita in paese. Il primo a passare dalla fontana era il campanaro. Finito l’ultimo rintocco della campana mattutina, passava la bella pastorella con le capre che facevano una bevuta prima di partire verso i pascoli. Poco dopo passavano gli scolaretti che si divertivano a schizzarsi l’un l’altro. A metà mattinata si avvicinavano le casalinghe che si incontravano qui per scambiarsi le ultime notizie. Così l’omino della fontana era sempre aggiornato sugli eventi in paese. Il pomeriggio arrivavano gli anziani che si sedevano sulla panchina a fumare e a chiacchierare al sole. Al tramonto, invece, era la volta del contadino che abbeverava le sue mucche. Calava la notte e quando tutti erano ormai a letto, la fontana diventava il luogo d’incontro delle coppiette e l’omino della fontana era testimone di abbracci e baci. Serbava tutte queste immagini in cuor suo, contento di esserne in qua.
Brunnenfigur
à propos de nous: Jörg
La tradizione vuole che a Natale i ragazzi del paese accendono le candele nelle loro stelle colorate e vanno di casa in casa a cantare l’antico canto d’augurio. Un anno – nessuno sa spiegare perché ma si pensa all’intervento magico delle stelle – il gruppo bussa anche alla porta di una vecchia signora solitaria, quasi dimenticata da tutti. Quando vede i bambini con le stelle, si emoziona e ascolta commossa il loro bellissimo canto. Per ringraziarli dà loro i biscottini che ha preparato. I bambini continuano il loro giro, ma le altre famiglie non donano quasi niente in cambio del loro augurio canoro. Allora, delusi, tornano dalla vecchia signora e festeggiano con lei un Natale speciale. La signora è felice della compagnia e racconta tante storie della sua vita. I bambini ascoltano affascinati i racconti di altri tempi. Da quel giorno tra loro nasce una bella amicizia e i bambini vanno a trovare regolarmente la loro nonnina preferita che li adotta quali nipotini preferiti.
Mit Seidenpapier auf Holzstruktur gefertigter Stern für das weihnächtliche Sternensingen
à propos de nous: Annemarie
à propos de nous: Francesca 60
Aryssa 11
Agatina era una bambina molto buona, sempre pronta ad aiutare i più deboli. Quando un giorno vide per la prima volta come funzionava la trappola per i topi che suo padre aveva costruito e messo in cucina, si dispiacque molto per la crudeltà del metodo. Se da un lato capiva che i topi andavano tenuti lontani dal cibo degli umani che scarseggiava, dall’altro non le sembrava bello attirarli per ucciderli. Rifletté a lungo per trovare un metodo diverso e alla fine ebbe una buona idea: perché non imparare la lingua dei topi e siglare con loro un accordo? Detto fatto, studiò il topese con l’aiuto del suo amico Weltu, chiamò il re dei topi e gli disse: “Io mi impegno a portarvi ogni giorno un po’ di cibo sul grande sasso dietro casa e voi mi promettete che non entrerete mai più nella nostra cucina.” Al re che era un individuo assai intelligente sembrò un’ottima proposta e l’accettò. Tutti approfittarono della nuova situazione e Agatina fu felice di non dover più vedere
Trappola per topi, inizio "900, in legno massiccio
à propos de nous: Francesca, 59
Virginia, 9
Un incontro casuale davanti al museo e la decisione di visitare insieme il museo.
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2020
Il campanile del paese batteva le due, la pioggia cadeva copiosa dal cielo e lì in fondo alla strada vide la piccola luce che penetrava dalla finestrella, la finestrella dell’anima. “Finalmente”, pensò, “sono arrivata in tempo”. L’odore della stanza l’assalì e di colpo ritornarono alla mente tanti ricordi, voci del passato, il tepore della Schtubu. Vide in fondo il bel viso dell’anziana nonna che dormiva vicino alla culla. Ma sapeva che questa volta non sarebbe toccato a lei. Si avvicinò adagio alla piccola che respirava affannosamente per la febbre alta. “Vieni mia cara”, le sussurrò, “le tue sofferenze sono finite. Vieni con me”. La bambina aprì gli occhi e sorrise. Le tese le mani fiduciosa. Un ultimo sguardo dall’alto e le due anime si presero per mano e uscirono dalla finestrella nella notte senza luna. “Andiamo mia dolce bambina, non guardare in dietro. Oggi ci aspettano in paradiso”.
La finestrella dell"anima si trovava nel salottino o in camera da letto e veniva aperta per permettere all"anima del morente di volare liberamente in paradiso
Rocìo, 55
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C’era una volta un falegname Walser che viveva con la sua famiglia numerosa. Oltre a saper fare i mobili e ad essere un ottimo carpentiere, nelle lunghe ore invernali si divertiva a intagliare gli oggetti per abbellirli. Quando suo figlio dovette emigrare, gli preparò uno scrigno preziosamente intagliato in cui posò alcuni oggetti per ricordare la famiglia d’origine e come sostegno nei momenti di bisogno. Il figlio conservò gelosamente questo dono del padre e, diventato padre, lo consegnò al suo primogenito che dovette a sua volta emigrare. Così, di generazione in generazione, di emigrazione in emigrazione, lo scrigno raggiunse Bosco Gurin. Qui servì da contenitore per qualche moneta, per le lettere dei Gurinesi emigrati in California o Australia, per qualche reliquia portata da un pellegrinaggio o per i fili, spilli e aghi della sarta. Oggi, invece, lo scrigno si trova al Museo di Gurin ed è simbolo di un bel progetto di itinerari didattici che ci raccontano altre storie.
Contenitore in legno intagliato, fine "800, usato per vari scopi
Daniela, 15
Ci siamo incontrate per caso davanti al museo e lo abbiamo visitato insieme. Ne è nata questa storia.
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Un pomeriggio che si era recato a tagliare legna nel bosco, un Gurinese vi trovò un paiolo. Sembrava brutto e arruginito, ma a casa lo pulì e iniziò ad usarlo. C’era però qualcosa di strano in questo paiolo, perché ogni volta che si avvicinava la fine della cottura, si rovesciava senza che nessuno lo urtasse. Tutti in famiglia si chiedevano perché. Decisero di prenderne in prestito un altro, ma non risolsero niente, perché anche questo si rovesciava puntualmente. Con il passare delle settimane, la famiglia era sempre più affamata, malata e stanca perché riusciva a mangiare solo cibi crudi e indigesti. Finché un giorno lo zio saggio ebbe l’idea di riportare il paiolo nel bosco. Quando l’ebbe riposto, udì una voce esclamare: “Finalmente, stavamo morendo di fame!” Lo zio si spaventò e scappò a gambe levate. A casa trovò la zuppa pronta sul fuoco che non si era rovesciata. Da quel giorno tutti capirono che non ci si deve portare a casa ciò che si trova in giro.
Paiolo in ghisa dell"800. Usato per la tipica zuppa di verdura e per la polenta.
à propos de nous: Barbara, 45
Francesca, 59
Colleghe di lavoro e amiche, entrambe appassionate degli oggetti pieni di storia e di storie dei nostri avi.
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C’era una volta una bambina molto triste di nome Pina. Piangeva, piangeva tutto il giorno. Era triste perché non aveva vestiti e girava tutti i giorni in mutande. Ma un giorno la sua mamma decise di lavorare per ricevere un po’ di soldi. Con i soldi andò al mercato e le comprò un vestito blu, ma alla bambina non piaceva e alla fine era ancora più disperata. Allora la mamma andò ancora a lavorare e quando ebbe i soldi, portò la bambina con lei al mercato. Ina scelse il vestito rosso. E così tutti vissero felici e contenti.
à propos de nous: Leandro (8), Anna (5)
Roberta, 46
2018
A Bosco Gurin viveva un uomo molto anziano. un giorno decise di andare a riprendere le sue capre perché era molto preoccupato. C’era molta neve, quindi dovette prendere le sue racchette. Si incamminò nel bosco con le racchette ai piedi. Diventò talmente freddo che si dovette rifugiare in una stalla. Là ritrovò le sue capre! Le contò: “Una… due… tre… quattro… cinque… sei!”. Ce n’era una in più: un piccolo capretto appena nato! Prese il capretto, lo mise in spalla e s’incamminò fino a casa. Fine della storia.
à propos de nous: Astrid (10), Honey (7), Gemma (6), Nora (9), Federico (4)
Mattia (9), Tosca (41), Patrizia (66)
Una volta tre bambine desideravano tanto andare in giro per l’ultimo dell’anno con le stelle ad augurare il buon anno. Arrivate da Simon lui disse: “No, no, no! Solo i maschi possono andare con i Schtaarna singa“. Le ter decisero allora di escogitare un sistema: “Portiamo i biscotti!”. Di ritorno da Simon con i biscotti lui risponde: “No, no, no! Non si può!”. Il secondo giorno gli portarono un camion, ma il Simon rispose: “No, no, no! Non si può!”. Il terzo giorno lo invitarono a cena con loro, ma Simon cosa rispose? “No, no, no! Non si può!”. E così le tre bambine disperate che volevano a tutti i costi andare a spasso con i Schtaarna singa decisero di provare l’ultima idea. Andarono fin su in Bann, chiacchierarono a lungo e dissero: “Travestiamoci da maschi!” E così indossatoi un cappello e raccolte le loro belle code si recarono di nuovo da Simon: “Ad
à propos de nous: Maeva (8), Elisa (8)
Alice (6), Manuela (36), , Elena (40)
à propos de nous: Amélie, 9
Enea (6), Paolina (62)
C’era una volta una signora con un telaio magico. Un giorno mentre tesseva disse di essere stufa. Allora andò a fare una passeggiata e incontrò un vecchietto. Il vecchietto era molto povero, non aveva niente. La donna gli regalò il suo telaio. Il giorno seguente il vecchietto rincontrò la donna e le disse: “Grazie per tutto quello che mi hai dato”. Fine della storia.
Telaio usato per tessere indumenti e lenzuola
à propos de nous: Enrico, Veronica, 9, 11
Susanna, Luisa, 71, 7
Siamo curiosi di fare una visita originale
Abbiamo scelto la culla perché ci piace la pittura con i fiori. Era l’anno 1920 in inverno. Una donna ha partorito una bambina che si chiamava Teresa come la bisnonna materna. Teresa era vivace e molto contenta. Se la mamma doveva cucinare, Teresa dormiva nella bella culla. La culla era un regalo di suo nonno ed era fatata. Ogni notte veniva un Weltu da Teresa e le raccontava un’avvincente storia che descriveva il passato della famiglia quando era venuta dal Vallese a Bosco Gurin. Così curava la tradizione della gente di Bosco Gurin. Quando Teresa ha avuto a sua volta bambini, anche loro dormivano ella culla e ascoltavano il Weltu. E oggi, quando entri nel museo al primo piano, nella camera da letto, trovi la culla e se ascolti bene e aspetti un momento, senti il racconto del Weltu.
Culla in legno pitturata con motivi floreali. Fine "800. Esposta nel Museo Walserhaus a Bosco Gurin.
Christina, 55
Ci siamo trovate insieme al museo e abbiamo approfittato per fare conversazione in italiano. Christina che sta studiando l"italiano, ha scritto la storia.
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